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INQUISIZIONE NELLE COLONIE D'AMERICA
Tribunali ecclesiastici per la repressione delle eresie. Nel 1509 la corona spagnola s'impegnò per impedire l'ingresso nelle Indie occidentali di mori, eretici o giudei che ostacolassero l'evangelizzazione indigena. Oltre all'inquisitore apostolico della sede del Sant'Uffizio spagnolo, che controllava le colonie in fase di strutturazione, dal 1514 superiori degli ordini religiosi o vescovi potevano esercitare la funzione d'inquisitori. Nel 1569 le sedi di questi tribunali furono fissate nelle capitali dei vicereami: Lima (1570) e Città del Messico (1571), cui nel 1610 si aggiunse Cartagena con giurisdizione sui Caraibi. La competenza era ampia e indefinita: i tribunali potevano investigare e giudicare casi di stregoneria, sacrilegio, giudaismo, eresia, apostasia, fattucchieria, buoni costumi, letture ecc. Non potevano però agire sugli indios considerati incapaci di comprendere la gravità di eventuali errori. L'attività fu meno intensa che nella metropoli, con un centinaio di pene capitali. Introdotta in Portogallo sotto Giovanni III (1536), l'Inquisizione impiantò un solo tribunale nelle colonie portoghesi, a Goa, in India, nel 1560. In Brasile i sospetti di crimini di competenza del Sant'Uffizio erano inviati a Lisbona. Questo fatto, unito alla latente resistenza dei colonizzatori, ridusse l'influenza inquisitoria. I momenti di maggior repressione furono le visite di gruppi d'inquisitori: nel 1591 a Bahia e Pernambuco; nel 1618 a Bahia e nel 1763 nel Grqao Pará e Maranhqao. I processi furono circa centoventi con poche pene capitali, fino all'estinzione in Brasile dell'istituto all'inizio del XIX secolo.
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